Antiche tracce. La vita in palafitta

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Un’opportunità straordinaria per scoprire e valorizzare il patrimonio archeologico dei siti palafitticoli UNESCO dell’Italia settentrionale attraverso una combinazione di tecnologie moderne e storytelling immersivo

ETT firma un nuovo progetto per “Le palafitte UNESCO. Sviluppo di progetti comuni per la promozione e la valorizzazione dei siti italiani”, finanziato dal Ministero del Turismo, che coinvolge e valorizza altri sette Comuni del nord Italia appartenenti al circuito dei siti palafitticoli alpini, Patrimonio dell’Umanità UNESCO.

Antiche tracce. La vita in palafitta“, è un corto in Realtà Virtuale ambientato nel Parco Archeo Natura di Fiavé, in provincia di Trento, e suddiviso in sei scene nato per raccontare attraverso uno storytelling immersivo in VR la vita di una delle comunità agricole più antiche d’Europa che, tra il 3.800 a.C. e il 1.500 a.C., ha costruito e abitato villaggi alpini preistorici su palafitte.

Una fiction in doppia versione – tradizionale e VR – scritta e diretta da Federico Basso, una finestra sulla vita quotidiana in un villaggio preistorico, in cui la location diventa la tela su cui illustrare la quotidianità degli abitanti.

L’opera, della durata di 5 minuti e suddivisa in 6 scene, ognuna delle quali ha la durata di un minuto circa e viene ripresa a 360 gradi per restituire un’esperienza immersiva, ripercorre le attività quotidiane della società preistorica che ha abitato le zone di Fiavè, in provincia di Trento, dove ancora oggi sono preservate le palafitte che hanno accolto una delle più antiche comunità agricole europee.

Il pubblico assiste a scene di vita di una comunità preistorica, con un focus sulla vita delle persone, immergendosi nella realtà di quell’epoca, tra palafitte e le attività tradizionali.

Le diverse scene si declinano in funzione di un fattore unitario, costituito da una protagonista, una donna sulla cinquantina che, seguita da una macchina da presa, dà continuità al corto e accompagna lo spettatore lungo lo svolgersi delle diverse scene.

Dopo le prime scene ambientate all’esterno, dove vengono descritte le attività di pesca, artigianato e costruzione delle palafitte, la scena si sposta in una delle capanne del villaggio per riprendere personaggi intenti in altre mansioni, come tessitura, preparazione del burro e macinazione dei cereali. La protagonista – seguita da una macchina da presa dedicata – dà continuità narrativa al corto e accompagna lo spettatore lungo lo svolgersi delle ambientazioni.

Tramite l’utilizzo di riprese multicamera, la scena viene osservata da più angolazioni e il concetto di montaggio VR viene interpretato in maniera completamente nuova, cambiando il punto di vista in base alla narrazione.
Per eliminare elementi disturbanti (arredi pubblici, corpi illuminanti, operatori stessi o attrezzature di supporto) o strade ed edifici, nelle riprese più panoramiche sono stati effettuati interventi di post- produzione ad altissima definizione in CGI (Computer-generated Imagery) che, tramite algoritmi di Intelligenza Artificiale, ricostruiscono e correggono anche i minimi dettagli.

Nello specifico, ogni racconto si divide in quattro parti: a un primo inquadramento geografico complessivo, che mostra la posizione dei siti archeologici sulla mappa, segue un focus sulla singola area che si vuole indagare, per proseguire con la ricostruzione degli oggetti utilizzati per la specifica attività rappresentata, grazie anche al lavoro di attori professionisti, nel finale.

La peculiarità del cortometraggio è l’assenza di voce narrante o di dialoghi. Una scelta stilistica che nasce dall’idea di dare maggiore spazio alle immagini e a una narrazione di tipo visivo. Gli elementi che emergono, infatti, sono i gesti, i movimenti e il linguaggio non verbale che restituisce allo spettatore finale un racconto semplice ma d’impatto. Si è altresì reso necessario un lavoro di “sound design” peculiare, costruito sulle sonorità di una musica elementare espressa da flauto e percussioni, che lascia comunque spazio ai rumori ambientali. Nello stesso tempo, per eliminare elementi della “modernità” disturbanti (panchine, cartelli, corpi illuminanti) o strade ed edifici nelle riprese più panoramiche, sono state effettuati interventi di post-produzione significativi.

Al termine del corto, una mappa individua i siti archeologici UNESCO nel contesto generale e consente l’accesso a contenuti in Computer-Generated Imagery. A ogni Comune del progetto (Desenzano del Garda, Ledro, Fiavé, Monzambano, Polcenigo, Arona, Lonato del Garda e Arquà Petrarca.)  è abbinato un oggetto fedelmente ricostruito e rappresentativo (una canoa, un aratro, ecc.), per un totale di otto diversi approfondimenti. Ogni CGI è accompagnata da un voice over in due lingue (Italiano/Inglese).

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