Storie di Pietra - La vita nell’alta Valle del Cervo

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Un nuovo cortometraggio in Realtà Virtuale che presenta in modo innovativo e creativo la vita delle comunità montane nel territorio di Biella, sperimentando nuove tecniche di ripresa per un’esperienza totalmente immersiva

Storie di Pietra. La vita nell’alta Valle del Cervo” è il nuovo cortometraggio di ETT ambientato nella località di Rosazza, in provincia di Biella. L’opera, diretta da Federico Basso, si divide in due capitoli di 6 minuti ciascuno e restituisce uno spaccato della vita nell’Alta Valle del Cervo a fine Ottocento, interpretando le abitudini e le pratiche quotidiane degli abitanti di questi luoghi che nascondono ai più i valori e le usanze famigliari della popolazione residente.

Il corto vuole restituire, con il registro narrativo del presente storico, il tessuto sociale della Valle del Cervo, composto, per la gran parte, di uomini che trascorrevano le loro vite, da marzo a ottobre di ogni anno, nei cantieri delle grandi opere del tempo, in qualunque zona del mondo e spesso lontani da casa. Ciò rendeva le donne vere protagoniste, tanto della vita familiare quanto dello svolgimento delle mansioni quotidiane più faticose.

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Primavera, tempo di partenze: come ogni anno, gli uomini si apprestano pertanto a lasciare le proprie famiglie, alla volta dei cantieri che li terranno lontani dal paese per i prossimi 8 mesi, fino ai primi di novembre. Capimastri audaci, muratori, impresari lungimiranti, detentori di saperi e destrezza. Uomini conosciuti e apprezzati nel mondo che padroneggiano un segreto, di cui si servono per costruire le grandi opere ai quattro angoli del pianeta.

Luoghi insoliti, quelli visitati dagli “uomini di pietra”, che chi resta in valle vede solo in fotografia, o a tracce nei pochi, semplici regali (perlopiù vestiti) portati a casa. Ad attendere questi uomini ecco sfide ingegneristiche tra le più ardite: ponti gettati nel vuoto ad altezze mirabolanti, dighe, gallerie interminabili. Opere rischiose; non tutti faranno ritorno, il giorno dei Santi.

Le donne si preparano al tempo dell’assenza e dell’attesa. Il tempo in cui misurano la solitudine, ma senza sconforto. È una vita attiva e operosa, la loro. Sono loro le protagoniste nella vita della valle, dalla primavera all’autunno; responsabili tanto del focolare domestico quanto dei lavori di fatica. Devono badare alla casa e ai figli, al contempo cucire abiti e scarpe, lavorare la canapa; ma soprattutto trasportare i blocchi di pietra, sulla schiena abituata, forte e diritta. La pietra, quella sienite pregiata e che non si consuma, ha contribuito a scrivere la fama dei paesi e della gente del luogo.

Sono donne fiere, coriacee, di pietra appunto. Ma sono anche donne capaci, intelligenti, emancipate. Sono il legante di un tessuto sociale che si spezza, si frammenta e si disperde ogni anno, con la diaspora degli uomini.

Sullo sfondo del racconto ci sono le nascenti società operaie e i lavoratori delle cave, arrivati in valle da altre regioni, e le figure dei benefattori, che condividono con la comunità parte delle fortune realizzate con il lavoro nell’edilizia. A campeggiare su tutti, il Senatore: padre nobile di Rosazza che dedica sé stesso al progresso della valle con opere munifiche: strade, scuole e opere pubbliche.

Sullo sfondo è percepibile lo spirito del luogo, misterioso ed esoterico. Una valle distante, quasi sempre in ombra, colta in queste immagini in un presente storico e che si interroga su come sarà il futuro.

Con l’obiettivo di ricreare un’esperienza immersiva totalizzante e coinvolgente, la produzione ha allestito set realistici e ha utilizzato nuove tecnologie sperimentali per realizzare sequenze in grado di restituire allo spettatore un senso di partecipazione immersiva. La scelta di girare le scene del corto in location nasce, infatti, dall’esigenza di valorizzare un luogo che conserva le tracce storiche del passato. Attraverso le riprese in Realtà Virtuale e attrezzature tecniche, quali drone, steadycam e camere fisse, la regia ha voluto costruire un racconto evocativo che uscisse dall’ambito prettamente documentaristico e superasse le modalità di fruizione tipicamente didattiche, per posizionarsi come esperienza immersiva di intrattenimento, più vicina all’ambiente cinematografico.

L’idea innovativa è stata applicare la prassi produttiva mutuata dal cinema al contesto delle riprese in VR, successivamente trattate in CGI e introducendo l’uso dell’IA, con la prospettiva di realizzare un cortometraggio innovativo che esca dall’ambito documentaristico e superi le modalità di fruizione tipicamente didattiche.

Il primo capitolo del cortometraggio è introdotto da una voce fuori campo che con linguaggio attuale ci riporta, a quanto accadeva nella Valle sul finire dell’Ottocento. L’uso, da parte dei personaggi, del dialetto, seppure in forma circoscritta, contribuisce a rendere più agile e dinamica la scena cinematografica. La seconda parte del film, invece, si focalizza dapprima sul dialogo tra due uomini di diversa estrazione sociale e, successivamente, sulla scansione della vita di una famiglia, nel momento in cui il padre si prepara a lasciare la casa per emigrare verso luoghi lontani che lo vedranno impegnato in mestieri rischiosi.

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