Skip to main content

Il 24 ottobre 2024 ETT è stata protagonista del workshop intitolato “Il patrimonio culturale del saper fare italiano nell’era digitale: nuovi orizzonti per la crescita”, che si è tenuto presso la Sala Caduti di Nassirya del Senato della Repubblica a Roma. L’evento, promosso su iniziativa del Senatore Lorenzo Basso, ha offerto una riflessione approfondita sul ruolo delle tecnologie digitali per valorizzare il patrimonio culturale italiano e le eccellenze del Made in Italy.

Durante l’incontro sono stati trattati temi centrali come l’integrazione della tecnologia digitale nel processo di valorizzazione culturale e i casi di successo legati ai Musei d’Impresa. È stato approfondito il rapporto tra innovazione, storytelling culturale e territoriale a dimostrazione di come la tecnologia possa servire a preservare e promuovere il ricco patrimonio storico italiano.

L’incontro è stato moderato da Nicola Camurri, Sustainability Manager e docente di Marketing & Business Plan, e ha visto la partecipazione di rappresentanti di spicco di istituzioni culturali e imprese italiane impegnate nella tutela e valorizzazione del patrimonio culturale.

Tra i relatori, spiccano nomi di rilievo nel panorama culturale e imprenditoriale italiano. Oltre a Beppe Costa (Presidente di Costa Edutainment e della Fondazione Palazzo Ducale di Genova) e Arianna Traviglia (Principal Investigator presso l’Istituto Italiano di Tecnologia), Fortunato Amarelli,(Presidente dell’Unione Imprese Centenarie Italiane UICITALIA e Amministratore Delegato di Amarelli Fabbrica di Liquirizia Srl), Elisa Zambito (Responsabile Education Ecosystem & Global Value Programs di Intesa Sanpaolo), Francesco Vena (Consigliere di MUSEIMPRESA e Amministratore delegato di Amaro Lucano Spa) e Francesco Rizzo (Studio Legale Improda – Avvocati Associati), Giovanni Verreschi (CEO di ETT Spa) è intervenuto affrontando un tema cruciale per il futuro del Made in Italy: come preservare e tramandare il patrimonio storico di competenze del saper fare italiano nell’era digitale.

L’intervento di Verreschi ha posto l’attenzione su una questione fondamentale: non si tratta solo di proteggere un marchio di qualità, ma di salvaguardare un tesoro di conoscenze e tradizioni che rischia di perdersi a causa del crescente divario generazionale. La tecnologia, in questo scenario, emerge come un prezioso alleato. Attraverso la realtà virtuale (VR), è possibile far rivivere antiche botteghe e permettere ai giovani di “imparare il mestiere” dai maestri del passato. La realtà aumentata (AR), inoltre, può trasformare una semplice visita in un’esperienza ricca di informazioni e dimostrazioni pratiche, mentre gli ambienti interattivi offrono nuove opportunità per apprendere le tecniche tradizionali.

Un ruolo chiave in questa trasformazione è affidato ai Musei d’impresa, che possono evolvere da semplici spazi espositivi a veri centri di innovazione didattica. Verreschi ha sottolineato come questi luoghi possano fungere da ponti tra passato e futuro, offrendo agli studenti la possibilità di immergersi nel sapere tradizionale attraverso tecnologie all’avanguardia e creando così un legame diretto tra formazione teorica e pratica.

Guardando al futuro, Verreschi ha illustrato alcune possibilità entusiasmanti: l’uso dell’intelligenza artificiale (AI) per preservare le tecniche artigianali, del machine learning per documentare i processi più complessi e persino della blockchain per garantire l’autenticità dei prodotti. Tuttavia, per realizzare appieno questa visione, è essenziale un impegno coordinato tra diversi attori. Verreschi ha proposto la costruzione di un ecosistema digitale nazionale che metta in rete innovatori, musei, scuole e imprese, così che il Made in Italy possa continuare a rappresentare un’eccellenza mondiale e affrontare la sfida digitale come un’opportunità per rinnovare la tradizione senza snaturarla.

Ha quindi proposto la creazione di un quadro normativo e operativo per valorizzare gli archivi e i Musei d’impresa del Made in Italy attraverso tre linee d’intervento: incentivi alle imprese per l’apertura didattica degli archivi, protocolli standardizzati di collaborazione tra scuola e impresa e piattaforme digitali condivise. Questo ecosistema pubblico-privato mira a preservare la memoria dell’innovazione industriale italiana, ispirare nuovi talenti e stimolare la creatività, generando benefici per imprese, scuole e studenti.