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Il 28 novembre, Maria Emanuela Oddo, Cultural Project Manager di ETT e dottoranda presso la Scuola di Alta Formazione IMT Alti Studi di Lucca, ha affrontato questa domanda cruciale nell’ambito di Dialoghi sulla Cultura 2024: “Come sta cambiando il rapporto tra tecnologia e musei?”.

Questo ciclo di incontri, organizzato dal Dipartimento di Economia dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” e curato da Ludovico Solima, esplora l’intersezione tra museologia, innovazione tecnologica e sostenibilità culturale.

Durante il suo intervento, Maria ha approfondito il ruolo della tecnologia come strumento essenziale per migliorare l’esperienza museale e creare connessioni più profonde con i visitatori prima, durante e dopo la visita. Ha evidenziato come i musei italiani stiano affrontando l’evoluzione tecnologica: non si tratta solo di adottare nuove soluzioni, ma di comprendere come integrarle in modo significativo. La tecnologia, se ben utilizzata, non è un mero strumento di attrazione, ma una chiave per personalizzare le esperienze e rendere il patrimonio culturale più accessibile e coinvolgente.

I musei italiani stanno lentamente abbracciando l’innovazione, adattandosi con approcci diversificati. La personalizzazione dell’esperienza è uno degli aspetti cruciali, consentendo ai visitatori di vivere percorsi su misura, arricchiti da tecnologie avanzate. L’accessibilità è un altro tema centrale: l’impiego di strumenti digitali come la sensoristica, il multilinguismo e l’interattività con elementi di gamification amplia l’inclusività, abbattendo le barriere linguistiche e fisiche.

Oddo ha citato esempi concreti, come il progetto per il MEI – Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana di Genova. Qui, grandi proiezioni, tavoli interattivi, ambienti immersivi e soluzioni touch e touchless raccontano la storia degli emigranti italiani in modo coinvolgente. Questi strumenti non solo preservano la memoria storica, ma la rendono viva per le nuove generazioni e per un pubblico globale.

Guardando al futuro, secondo Maria Emanuela Oddo, il museo del 2030 sarà un vero e proprio organismo sociale, un luogo di aggregazione che supererà l’attuale divisione tra dimensione culturale e sociale. L’esperienza museale non sarà più solo passiva, ma attiva, interattiva e comunitaria, in grado di creare connessioni autentiche e trasformare ogni visita in un dialogo continuo tra passato e presente. Riguarda Dialoghi sulla Cultura su YouTube